venerdì 13 gennaio 2012

Una teoria sociale ed evolutiva delle malattie umane e del dolore cronico

DI DENIS RANCOURT
Dissident Voice

Ci piace coltivare una nostra immagine della specie per cui siamo radicalmente differenti da formiche e api. Questa è l’idea. Formiche e api sono automi completamente governati da segnali chimico-fisici e ogni singolo individuo nella colonia ha il suo preciso posto che determina le sue caratteristiche fisiche, adattate alla funzione della sua classe.

Distinguiamo queste colonie di insetti dai mammiferi, che immaginiamo avere un livello molto più elevato di individualità. Ci piace pensare a mandrie o branchi di mammiferi come individui che “scelgono” di unirsi e cooperare. Generalmente non ammettiamo che le caratteristiche anatomiche siano associate alla classe, in gerarchie di dominanza sociale.

Ma gli esseri umani, i primati, le formiche e le scimmie potrebbero essere molto più vicini di quanto non siamo disposti ad ammettere, dunque facilmente capaci di percepire.

Esiste un settore della ricerca scientifica che indica quanto possiamo essere in errore. È lo studio sugli effetti della gerarchia di dominanza sulla salute dell’individuo. Si è scoperto che nei mammiferi e negli uccelli, per esempio, la salute dell’individuo, salvo incidenti, è principalmente dovuta alla posizione dello stesso nella gerarchia di dominanza sociale (1,2,3). Bisogna porre “primariamente” l’accento su questo come di gran lunga il fattore più importante, che ha un diretto impatto biochimico e fisiologico (1).

La gerarchia di dominanza nei gruppi di scimmie, per esempio, determina la fertilità, la resistenza alle malattie, il vigore e la longevità dell’individuo.

Ora, la scoperta della gerarchia di dominanza come determinante la salute dell’individuo è un paradigma stabilito, se la medicina possa mai essere in grado di riconoscerlo (3), al pari della tettonica a zolle nelle scienze della terra, della meccanica newtoniana in fisica e dell’evoluzione in biologia; ma tutto ciò conduce ad una domanda: perché?

C’è un vantaggio evolutivo, per i mammiferi ad esempio, nel soffrire di gravi effetti sulla salute in una gerarchia di dominanza intraspecifica? In caso contrario, come è sopravvissuta nella scala evolutiva la vulnerabilità della salute dell’individuo alla gerarchia di dominanza sociale? C’è un uso o un bisogno di tale vulnerabilità alla dominanza in termini di sopravvivenza della specie, o è semplicemente una reminescenza arcaica o di evoluzione cellulare?

Una prima occhiata suggerirebbe che la specie umana non può, per esempio, in alcun modo beneficiare dall’avere individui la cui salute è materialmente e negativamente colpita dalla gerarchia di dominanza sociale. Ma questa conclusione è corretta?

Io credo di no.

Qual è la specie animale, dotata di sistema nervoso importante, di maggior successo sulla Terra, sia in termini di numero di individui e biomassa totale che in termini di impatto trasformativo sulla biosfera? Risposta: le formiche (4). E i grandi mammiferi di maggior successo? Gli esseri umani (5). Entrambi vivono in società altamente gerarchizzate.

Qual è la biologia che sostiene una società altamente gerarchica di mammiferi? L’individuo deve accettare il suo posto. La competitività a tutto campo di individui di pari livello (come una rissa da bar) è la ricetta per un disastro e non porta ad alcuna gerarchia altamente suddivisa. Individui vigorosi che sono e si percepiscono ugualmente forti non si organizzano spontaneamente in una gerarchia di dominanza stratificata.

Se sei e ti senti angosciato dall’essere dominato, non reagisci. Accetti il tuo posto. La specie è felice di avere orde di individui poco sani che moriranno giovani dopo aver speso i loro giorni a fare il lavoro sporco. Quale miglior modo per suddividere in classi una specie di successo?

L’impatto sulla salute individuale gioca anche un altro ruolo chiave, oltre a fornire il feedback per la suddetta stratificazione sociale. Fornisce un meccanismo necessario di auto-distruzione per gli individui che non rientrano più o escono fuori dai canoni di docilità e conformità.

In una società altamente suddivisa gli individui che non funzionano devono essere eliminati o diventano una forza distruttiva contro la gerarchia. La polizia e le prigioni non sarebbero sufficienti per raggiungere questo scopo senza la intrinseca vulnerabilità individuale alla gerarchia di dominanza.

Quando l’individuo cerca di uscirne e percepisce che non c’è alcun modo, si autodistrugge, piuttosto che esplodere, nella maggior parte dei casi. Ciò è chiamato cancro e malattie cardiache. Prevengono la furia distruttiva dell’individuo disilluso e portano a una fine naturale al termine del ciclo individuale di utilità per la gerarchia, alla specie.

Nessuna meraviglia che gli anarchici siano così pochi e lontani! Ma come ogni sistema guidato da feedback positivi, è intrinsecamente instabile (6).

Note:

1. “L’influenza della gerarchia sociale nella salute dei primati (recensione)” di Robert M. Sapolsky, Science, 308, p. 648-652, 2005 (e relativi riferimenti)

2. “La cultura anti-fumo è dannosa per la salute: il vero problema della gestione della salute pubblica”, Denis G. Rancourt, 2011

3. “La medicina ufficiale è una truffa dannosa?”, Denis G. Rancourt, 2011

4. “L’utilizzo dei combustibili fossili è una significativa attività planetaria?”, Denis G. Rancourt, 2010

5. “L’intelligenza collettiva non implica intelligenza individuale: la tecnologia non proviene dai geni”, Denis G. Rancourt, 2011

6. “Le istituzioni costruiscono gerarchie tra politico-culturali ri-normalizzazioni”, Denis G. Rancourt, 2011

Denis G. Rancourt è stato professore di ruolo in Fisica presso l’Università di Ottawa, in Canada. Ha esercitato in vari settori della scienza, finanziati da un’agenzia nazionale e ha guidato un laboratorio riconosciuto a livello internazionale. Ha pubblicato oltre 100 articoli nelle principali riviste scientifiche. Ha sviluppato corsi di attivismo popolare ed è stato un critico aperto dell’amministrazione universitaria e un difensore degli studenti e dei diritti del popolo palestinese. È stato licenziato nel 2009 a causa della sua dissidenza da un presidente convinto sostenitore della politica israeliana.

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Fonte: A Theory of Chronic Pain

26.12.2011