venerdì 26 giugno 2009
Noi e l'Universo
Un essere Umano è parte di un intero chiamato Universo.
Egli sperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualche cosa separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza, questa è una sorta di prigione.
Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l'allargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione della Natura, sino ad includere tutte le creature viventi e l'interezza della Natura nella sua bellezza.
Finchè vediamo l' Universo dal punto di vista della separatezza siamo destinati a vivere una vita di conflitti e di sofferenze.
L' Universo confonde coloro che si considerano separati dal tutto.
venerdì 19 giugno 2009
Le trasmutazioni biologiche (parte prima)
Già molti anni fa, i fisici asserivano di essere vicini alla scoperta definitiva dell'ultimo mattoncino della materia, e preannunciavano l'imminente avvento della fusione controllata per la produzione di energia illimitata. "Fusione e fissione dei nuclei degli elementi possono avvenire in natura solo nel nucleo delle stelle, con temperature di milioni di gradi e pressioni inimmaginabili, oppure in appositi grandi macchinari concepiti dall'Uomo", e di conseguenza essi chiedevano di intraprendere la costruzione di acceleratori di particelle, sempre più potenti e sofisticati, con investimenti da capogiro, per studiare l'organizzazione della materia. Anche se allora - come oggi! - la fusione controllata "calda" era ancora lontana dall'essere convenientemente realizzabile, tuttavia c'era un'euforia generale per la continua scoperta di nuove particelle e nuove prospettive. In un clima del genere, praticamente nessuno nella comunità scientifica intendeva concedere il seppur minimo credito alla possibilità delle trasmutazioni a debole energia, che pure venivano segnalate da molti ricercatori, spesso solo come anomalie sperimentali. E Pons e Fleischmann, con il loro annuncio della fusione fredda erano ancora lontani...
In quel periodo la rivista "Scienza e Vita" pubblicò un articolo dal curioso titolo "Le galline con la bomba in pancia". Nel testo si portava all'attenzione del grosso pubblico un notissimo esperimento dello scienziato francese Louis Kervran, a proposito dello strano metabolismo delle ...galline! Kervran sosteneva che le galline (ma anche altri esseri viventi) avessero un metabolismo capace di trasmutare alcuni elementi in altri, e gli scienziati ortodossi ne sostenevano l'assoluta impossibilità dovuta alla terrificante quantità di energia altrimenti necessaria, simile ad una bomba atomica: da cui il titolo scherzoso dell'articolo. Il pezzo suscitò un vespaio di polemiche destinato a durare a lungo, e nonostante l'interesse comunque mostrato dai lettori, scattò una sorta di censura sull'argomento, basata anche sul discredito di chi se ne occupava. Per molto tempo non se ne parlò quasi più, tranne che in ristrette cerchie di fisici e biologi eretici.
Sono passati circa venti anni, e attualmente la Fisica sta cambiando il suo paradigma, ossia la sua stessa impostazione filosofica, orientandosi sempre più verso modelli teorici capaci di inglobare e spiegare anche cose come lo spazio multidimensionale, la fusione fredda, ecc., comprese le trasmutazioni a debole energia di cui qui ci occupiamo. Vediamo di capire di cosa si tratta.
Tutti sappiamo che i gusci delle normali uova degli uccelli contengono molto Calcio. Kervran isolò alcune galline ovaiole in un'area senza alcuna fonte di Calcio, e le sottopose ad una dieta senza contenuto di Calcio. Dopo alcuni giorni nei quali le uova erano normali, queste iniziarono ad essere prodotte senza guscio, molli, con la sola membrana. Nell'area furono rovesciati dei sacchi contenenti pezzi di mica (la mica comune, detta anche mica muscovite o mica bianca, è un silicato di Potassio e Alluminio). Ed ecco cosa accadde: le galline saltarono eccitate sulla mica, beccandola, raspandola con le zampe e rotolandovicisi sopra. Le uova del giorno dopo e di quelli successivi furono deposte con un normalissimo guscio. Quindi, le galline avevano trasformato qualche elemento della mica, trasformandolo in Calcio! Un esperimento simile, sempre con la stessa mica, fu ripetuto con altri uccelli, per un periodo di 40 giorni, durante i quali la somministrazione della mica venne sospesa tre volte, ed ogni volta le uova tornarono ad essere deposte molli.
Una possibile obiezione potrebbe essere che, nella necessità di deporre uova, le galline attingano il Calcio da tutte le loro riserve mobilizzabili, ossia dalle loro stesse ossa. Ma se questo fosse vero, perchè vennero deposte uova molli senza la mica, e le uova tornarono normali con la mica? Per non essere obbligati ad ammettere la trasmutazione di qualche elemento in Calcio, si potrebbe ipotizzare che la mica in qualche modo stimoli un meccanismo metabolico tale che permetta di utilizzare il Calcio delle ossa per produrre i gusci. L'unico modo per rimuovere ogni dubbio sarebbe quello di somministrare la mica alle galline, assieme ad una dieta priva di Calcio, così a lungo che tutto il Calcio delle ossa venga esaurito. Se continuassero nonostante tutto a deporre uova col guscio, si dovrebbe definitivamente ammettere che, ebbene sì, le galline sono capaci di trasmutare un elemento fra quelli disponibili, in Calcio! ...in ogni caso alcuni degli esperimenti sono stati portati avanti anche per periodi piuttosto lunghi, con gli stessi risultati.
La formula della mica muscovite è:
del Potassio: | K39 + H1 > Ca40 |
o del Silicio: | Si28 + C12 > Ca40 |
Gente, quello che ho descritto accade per davvero! Un gran numero di chimici riferiscono nei loro studi che gli organismi biologici trasformano normalmente elementi chimici in altri, nel loro metabolismo. Ma secondo le teorie classiche della fisica questo è impossibile, perchè energia e condizioni necessarie per tali trasmutazioni sarebbero assolutamente incompatibili con quelle disponibili negli organismi viventi, punto e basta.
Qualcuno poco informato potrebbe lecitamente chiedersi a questo punto chi sia questo Louis Kervran, che si permette di trarre conclusioni blasfeme. Si tratta di uno scienziatucolo da strapazzo, forse illuso o truffaldino? E tutti gli altri scienziati che hanno fatto le stesse osservazioni e hanno convalidato i lavori di Kervran, sono attendibili?
La risposta è che si tratta di ricercatori seri ed attendibili, ed inoltre sono ormai moltissimi. Louis Kervran, che è stato il più ardente ricercatore della trasmutazione biologica, ha sempre svolto i suoi rigorosissimi esperimenti all'Università di Parigi, e i suoi lavori nel settore gli sono valsi addirittura una candidatura al Nobel. Ma nonostante ciò, la scienza accademica continua ad ignorare le trasmutazioni.
Louis Kervran
Kervran mise in luce parecchie reazioni, verificandole. Ecco alcune importanti affermazioni, tratte dai suoi lavori...
"Il fenomeno vitale non è di ordine chimico... Il nucleo degli atomi degli elementi leggeri è abbastanza diverso da quello che i fisici nucleari considerano come modello medio, valendo questo solo per gli elementi pesanti... La Natura muove particelle da un nucleo all'altro - particelle come nuclei di Idrogeno e Ossigeno e, in qualche caso, nuclei di Carbonio e Litio. C'è così una trasmutazione... La trasmutazione biologica è un fenomeno completamente diverso dalla fissioni o fusioni atomiche della Fisica... esso svela una proprietà della materia mai vista prima di questo lavoro. "
E per chi conosce la chimica, ecco un elenco delle reazioni (scritte in forma semplificata) che, ad oggi, sono state osservate:
Na23 + H1 > Mg24 | Na23 + O16 > K39 | Na23 - O16 > Li7 |
Na23 > Li7 + O16 | K39 + H1 > Ca40 | Mg24 + Li7 > P31 |
Mg24 + O16 > Ca40 | F19 + O16 > Cl35 | C12 + Li7 > F19 |
Cl35 > C12 + Na23 | Fe56 - H1 > Mn55 | 2 O16 - H1 > P31 |
O16 + O16 > S32 | 2 N14 > C12 + O16 | N14 + Mg12 > K19 |
Si28 + C12 > Ca40 | P31 + H1 <-> S32 | |
In questa successiva tabella vediamo a colpo d'occhio le più frequenti trasmutazioni biologiche:
Ricordiamo questo utile schema di trasformazioni, perchè costituisce una guida generale. Vedremo infatti qualche altra evidenza della trasmutazione biologica in organismi diversi dalle galline...
Il Calcio è un componente fondamentale dell'esoscheletro (comunemente detto guscio) di molti crostacei, e delle conchiglie dei molluschi.
Nella loro muta periodica, granchi e gamberi abbandonano la loro vecchia corazza, per formarsene una nuova più comoda. Durante la muta i granchi sono molli e "nudi", del tutto vulnerabili, e perciò impossibilitati a procurarsi il Calcio necessario predando altri esseri. Per questo motivo il granchio si nasconde, e nel brevissimo periodo di un paio di giorni riforma un nuovo guscio. Ma l'acqua marina contiene troppo poco Calcio (circa lo 0.042%) per giustificare una produzione così rapida della corazza...
L'analisi chimica dell'intero corpo di un granchio rivela che esso contiene Calcio sufficiente a produrre solo il 3% del guscio, anche considerando il carbonato di Calcio immagazzinato prima della muta nel suo sistema epatico.
Il problema è che, anche nell'acqua completamente priva di Calcio, granchi e affini possono ancora riformare il loro guscio...
Kervran riporta che in un esperimento un gambero fu messo in un contenitore con acqua marina dalla quale il carbonato di Calcio era stato rimosso mediante precipitazione, e che nonostante tutto il gambero produsse il suo bravo guscio.
Sempre secondo Kervran, l'analisi chimica fatta su animali che secernono i loro gusci - come i molluschi - ha rivelato che il carbonato di Calcio si forma sul lato esterno di una membrana, sebbene sul lato opposto della membrana, dove le sostanze nutritive entrano, non ci sia Calcio.
Kervran sostiene che normalmente i granchi trasformano il Magnesio in Calcio, secondo la trasmutazione
Nel 1975 i chimici Heroux e Pietro (Divisione di Scienze Biologiche del CNR Canadese) condussero un meticoloso esperimento con i topi. Misurarono l'ammontare di Magnesio introdotto con cibo, acqua e perfino aria, confrontandolo poi col Magnesio espulso in urina e feci, in tre periodi di 69, 240 e 517 giorni.
Nel caso nel quale gli animaletti furono alimentati con una dieta nella quale l'ammontare di Magnesio ingerito era meno di quello espulso, ci si aspettava che il Magnesio subisse un grave deficit molto prima del 517° giorno. Dopo i 517 giorni i topini furono (purtroppo) uccisi ed analizzati, aspettandosi di non trovare praticamente più Magnesio nel corpo. Il metodo era rigoroso e la strumentazione precisa (spettrometro di massa), ma ogni topino conteneva mediamente 82 mg di Magnesio... il conto non tornava, il Magnesio sarebbe dovuto essere assai inferiore.
I due ricercatori verificarono allora l'accuratezza delle loro determinazioni inviando i loro cadaverini a due altri laboratori (alla Divisione di Chimica al CNR del Canada e al Reparto di Chimica dell'Università di McMaster), ma entrambi i laboratori ottennero essenzialmente gli stessi risultati della prima misurazione. Infine, furono usati altri metodi ancora più raffinati, ma anche questi diedero risultati simili, sconcertanti tanto per i ricercatori quanto per gli analisti.
Heroux, O. and Peter, D. "Failure of balance measurements to predict actual retention of magnesium and calcium by rats as determined by direct carcass analysis." Journal of Nutrition, 1975, volume 105, pages 1157-1167
Per quanto riguarda i batteri, c'è una sufficiente evidenza di molte anomalie sperimentali: come fa un batterio a sintetizzare una proteina contenente un certo elemento, se il terreno di coltura ne è privo? Il biochimico Komaki dell'Università di Mukogawa in Giappone trovò che un gran varietà di microrganismi (per esempio l'Aspergillus niger, usato nella produzione di acido gallico e acido citrico, e il Saccharomyces cerevisiae, il comune lievito del pane e della birra) «creano» Potassio durante la loro crescita.
Aggiungo che c'è chi avanza l'ipotesi secondo la quale molti depositi minerali sarebbero dovuti non ai consueti meccanismi geologici, bensì alla produzione metabolica di masse batteriche sotterranee.
Komaki, H.: "Sur la formation de sels de potassium par differentes familles de microorganismes dans un milieu sans potassium." Revue de Pathologie Comparee, Paris, September 1965
Komaki, H.: "Production de proteines par 29 souches de microorganismes et augmentation du potassium en milieu de culture sodique, sans potassium." Revue de Pathologie Comparee, Paris, 1967
Ma solo granchi, gamberi, galline, topi e microrganismi avrebbero questa possibilità? La risposta è senz'altro no: probabilmente tutti gli esseri viventi, all'occorrenza, sono capaci di attivare le reazioni a debole energia che portano alla trasmutazione di alcuni elementi disponibili in altri non disponibili ma indispensabili, e l'Uomo non fa eccezione. Vediamo perchè...
Kervran descrive esperimenti fatti dai francesi nel 1959 in due località torride del deserto del Sahara, volendo determinare il fabbisogno nutrizionale umano nelle condizioni di estremo calore.
Nel primo esperimento si comparò la quantità di Magnesio ingerito con quello espulso: ogni soggetto espulse quotidianamente con feci, urina e sudore, in media 117.2 milligrammi in più rispetto a quello ingerito. Considerando che il corpo umano ha una riserva di 5000 milligrammi di Magnesio, si può facilmente calcolare che in circa 43 giorni le riserve si sarebbero dovute esaurire:
Eppure, l'esperimento fu protratto per 180 giorni, ed ogni giorno ogni soggetto continuò ad espellere i suoi bravi 117.2 mg di Magnesio!
Nel secondo esperimento, condotto in una località ancora più arida, fu rilevato che ogni uomo espelleva mediamente ogni giorno 256 mg di Magnesio in più rispetto a quello ingerito: in tali condizioni il Magnesio si sarebbe dovuto esaurire dopo soli 20 giorni, ed invece l'esperimento durò ben 220 giorni. Sembrerebbe inevitabile concludere che il corpo umano è in grado in qualche modo di sintetizzare Magnesio... ...e pare che proprio questo processo ancora ignoto gli conferisca una maggiore resistenza al clima torrido, a patto che vi sia un maggiore apporto di Sodio, forse secondo la reazione
Ma l'Uomo sintetizza solo Magnesio? A questo punto, una volta ammessa la possibilità delle trasmutazioni, sembrerebbe logico di no, ed infatti ci sarebbero altri indizi provenienti da direzioni diverse. Kervran ha verificato la generazione di Calcio da Magnesio e da Silicio, e la cosa potrebbe avere grande rilevanza, se fosse universalmente riconosciuta. Per esempio, i medici sanno che nelle fratture ossee e/o osteoporosi in genere si somministra del Calcio, che è però di difficile assorbimento, e spesso la decalcificazione continua nonostante massicce somministrazioni di Calcio.
Ebbene, da sempre la fitoterapia insegna che nei casi di fratture ossee e/o osteoporosi si deve somministrare per via orale polvere di Equiseto (Equisetum arvense), meglio se coadiuvato da Potassio e Magnesio, e la decalcificazione cesserà. Detto fra noi, l'Equiseto è ricco di Silicio...
...ed è probabile che la reazione sia:
(Silicio + Carbonio = Calcio)
Ed anche questo è un bel mistero che è lì in tutta evidenza e tuttora inspiegato: il Calcio delle ossa è secreto da una membrana detta periostio; però, se c'è Calcio dal lato verso l'osso, sull’altro lato non se ne trova. Dunque il periostio secerne Calcio, ma da dove lo prende? Se il lettore ricorda quanto già detto per la membrana di crostacei e molluschi, noterà forse una similitudine col periostio...
Fonte : http://www.xmx.it/trasmutazioni.htm
mercoledì 10 giugno 2009
Henry David Thoureau
" Di fronte a lui ci si vergogna di avere i soldi, di possedere due cappotti, perfino di avere scritto un libro che sarà letto da molti – a tal punto il suo modo di vita è critico di ogni altro modo di vita approvato”.
di Davide Ranzini
Henry David Thoureau, nasce a Concord nel Massacchusetts nel 1817. Scrittore, poeta, ecologista ante litteram, precursore del pacifismo contemporaneo, ispiratore di tutti i movimenti che seguiranno, da Gandhi a Martin Luther King, per la lotta dei diritti civili. Nel 1846, il suo rifiuto di pagare le tasse al governo, poiché non ne approvava la politica espansionistica, in particolare la guerra d’aggressione contro il Messico, gli costa il carcere. Protesta duramente contro la schiavitù, come già aveva fatto l’aristocratico De Tocqueville, che vedeva in questa intollerabile forma di oppressione il vero peccato originale degli Stati Uniti d’America.
Nel 1857 pubblica “Disobbedienza civile”, phamplet incentrato sul concetto che ogni individuo deve, in ogni circostanza, rispettare in primis i dettami della sua coscienza e difende, con una appassionata arringa, il capitano John Brown che aveva capeggiato una rivolta di schiavi, sostenendo che le leggi in vigore non possono valere contro “le leggi dell’umanità”, e a riguardo dichiara: “ Mi accorgo che quando una ghianda e una castagna cadono fianco a fianco, l’una non resta inerte per fare posto all’altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono, crescono e fioriscono come meglio possono, fino a quando una oscura e distrugge l’altra. Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, muore, e allo stesso modo un uomo”.
Nel 1849, sostiene l’opposizione alla costruzione di una diga lungo il fiume Merimack, che secondo lui sarebbe andata a scapito della fauna ittica e dei contadini. Va anche ricordata la sua posizione in difesa delle popolazioni indigene d’America. Muore di tisi il 6 maggio 1862 a 45 anni. Poeta, mistico, anticonformista e violento individualista, di lui Ralph Waldo Emerson scriverà: “Preparato a nessuna professione, senza dubbio giustamente scelse per sé di restar scapolo di Pensiero e Natura (…) non conobbe tentazioni contro le quali lottare, o desideri, o passioni e non aveva nessun gusto per le eleganti sciocchezuole”.
Il suo pensiero è largamente influenzato dal cosidetto movimento trascendentalista: “una specie di informale cenacolo, - the Trascendal Club - elaborava ipotesi ideologiche in opposizione al mercantilismo e materialismo dell’epoca. Il testo ispiratore era il saggio Nature che Emerson aveva pubblicato l’anno dopo la crisi economica del 1837; l’autore non vi parlava però di economia "… il trascendentalismo era nato dall’incontro del deismo unitario inglese con lo spiritualismo nord europeo – Swedenborg, Boheme – il protosocialismo foureriano, Goethe, Kant e i filosofi idealisti tedeschi più il titanismo di Carlyle e certe influenze di Coleridge…" come scrive Piero Sanavio, curatore di alcune edizioni in italiano dei libri di Thoureau.
Un movimento intellettuale, che coniugava in modo disorganico una miscela di ottimismo, antimercantilismo,
individualismo, preminenza della ragione e necessità per l’artista di essere libero, “naturale”. “Walden ovvero vita nei boschi” è la sua opera più famosa. Il libro, resoconto di due anni trascorsi tra il 1845 e il 1847 in una capanna sulle rive del lago Walden nello stato del Massacchusetts fu scritto quasi completamente durante quella permanenza in totale isolamento.
Vi si trova l’autore immerso in una visione della natura olistica e integrata dove l’interdipendenza del rapporto con il cosmo crea un legame intimo tra l’uomo e tutta la terra, considerata come un vasto organismo interagente. “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza” scrive Thoureau, “per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo, spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita ”.
Il bosco diventa, luogo dell’ anima e della contemplazione, desiderio di realtà interiore, lontano dai propri contemporanei, così indaffarati a ricercare beni materiali e sempre affannati nell’effimero, senza accenni di risposte o dubbi di fronte a quesiti come sul senso ultimo della vita. Thoureau sceglie il bosco, perché crede in fondo, che certe verità, quelle più vere, si trovino soltanto a determinate “latitudini” e che soprattutto vadano ricercate lucidamente in solitudine.
Chiede a se stesso l’essenzialità dei propri atti e dei propri gesti di fronte, già allora, ad una società conformista e prevaricatrice delle differenze e, quasi buddhisticamente, asserisce che il fatto principale della vita stessa è la morte. Penetrare e vivere nel bosco è cercare se stessi, è cercare, come scrive Piero Sanavio nell’Introduzione all’edizione italiana del libro: “… i segni di un alfabeto perduto poiché per lui il significato della realtà era reperibile dentro le cose”. Thoureau, contempla e si muove in una natura viva, sacra, animata.
Il genius loci, il genio protettore, nascosto, invisibile, ma sempre presente in ogni anfratto del creato, di cui Thoureau afferra il senso cosmico, dal più minuscolo sassolino, all’erba, ai fiumi, agli alberi dei quali ad esempio, con vis polemica, rivolgendosi ai suoi contemporanei scrive: “ L’anglo-americano può… tagliare… tutta questa ondeggiante foresta e far sui suoi resti un discorso elettorale e votare per il candidato alla presidenza ma non può parlare con lo spirito dell’albero che abbatte - non sa leggere la poesia e la mitologia che, mentre egli avanza, recedono.
Da ignorante, egli cancella tavole mitologiche per stampare i suoi manifesti, le sue ingiunzioni di partecipare a riunioni comunali.” ( Si pensi oggi solo alle moderne edicole delle nostre città, vere proprie industrie dello spreco della carta, con la scusante della libertà di pensiero –ndr-). Guarda con chiara preveggenza alla natura che deve essere compresa e tutelata, una natura che ci accoglie su questa terra come forestieri e testimoni, ricordandoci che la nostra consapevolezza consiste nel riconoscere di essere ospiti e non padroni.
L’uomo, ogni uomo, è un filo, una trama, una traccia, un nodo di quell’unica “corda tesa” nel tempo (per usare l’espressione nietzscheana) che è l’umanità. Liquida l’ economia con i suoi ideali mercantilistici, così come gli scritti di Adam Smith e il suo "La ricchezza delle nazioni" del quale, con parole dure e dirette scrive: “… meschino vangelo del più e del meno”. Si contrappone alla scienza positivista e meccanicista del suo secolo, che è poi ancora la nostra attuale, affermando con prescienza e saggezza: “ La crudeltà della scienza mi preoccupa, come quando sono tentato di uccidere un serpente raro per conoscere la specie.
Sento che non è la maniera giusta di acquisire la vera conoscenza” e continua: “ Il vero scienziato conoscerà meglio la natura grazie alla sua migliore organizzazione; odorerà, assaggerà, vedrà e sentirà meglio di un altro uomo. La sua esperienza sarà profonda e significativa. Non si apprende per inferenze e deduzione, o per applicazione della matematica alla filosofia, ma per rapporto diretto e partecipazione emotiva. L’uomo più vigoroso e amichevole sarà il miglior scienziato e possiederà la saggezza indiana più perfetta”.
Di lui, Lord Houghton, all’epoca console a Liverpool, ne accenna un profilo vivido : “… non è una persona facile. Di fronte a lui ci si vergogna di avere i soldi, di possedere due cappotti, perfino di avere scritto un libro che sarà letto da molti – a tal punto il suo modo di vita è critico di ogni altro modo di vita approvato”. Ma l’invito di Thoureau a certe scelte da lui vissute in piena consapevolezza, non sono nè la rinuncia al mondo, nè un ascesi solitaria ma l’invito all’auto-limitazione, alla sobrietà su se stessi e sulla natura.
Un concetto semplice e profondamente attuale, nient’altro che una sorta di dottrina della semplicità. L’ economia umana deve essere compartecipe dei limiti della natura. “Non sarebbe meglio valutare se il nostro gesto giustificherà il sacrificio della natura? ” si domanda Thoureau; ma ormai l’uomo contemporaneo, chiuso nella sua arrogante modernità tecnomorfa, è da tempo che non si pone più domande del genere.
Come ben evidenzia Renato Galdiero, docente di filosofia e storia: “L’umanità, può continuare a lottare per una sua piena dignità, senza per questo recidere le proprie radici naturali o, ancor peggio, far cadere nell’oblio la propria origine relazionale e dimenticarsi il posto limitato, ma importante, che occupa sulla terra ”. La vita di Henry David Thoureau è stata l’ esempio di una decisa, radicale, impegnata e differente visione della vita. La sua parabola esistenziale andrebbe rivisitata più attentamente per coglierne oggi, gli aspetti più attuali nel modo stesso di essere e vivere nel mondo.
Fonte: http://www.peacelink.it/ecologia/a/4333.html
Il pensiero di Thoreau
Thoreau si inserisce a pieno titolo nel ristretto ambito di artisti e scrittori protagonisti del cosiddetto "Rinascimento americano". Ma, a differenza degli altri esponenti di questa "corrente", i già citati R.W. Emerson, W. Withman, N. Hawthorne ed H. Melville, Thoreau fece della sua "coerenza" una vera e propria poetica se non una filosofia di vita.
Egli rifiutò una accezione della filosofia di carattere puramente intellettualistico, anche se il suo pensiero si andò organizzando intorno ad alcune idee chiave, in particolare:
- scrivere dando voce alla natura e alla storia che in essa si incide
- scrivere come gesto vivo
- scrivere come vigoroso atto d'amore verso la realtà e come espressione di una totale esigenza di realtà
e su questi principi verrà costruita, nei decenni successivi, una parte considerevole della moderna letteratura americana.
Tacciato di un certo egocentrismo venato di aristocratico disprezzo, Thoreau, in realtà, soprattutto in Walden (o Vita nei boschi), cercò di proporre uno stile di vita che presupponeva drastici interventi, in forza dei quali chiunque, al termine della propria esistenza, avrebbe raggiunto la consapevolezza di non aver sprecato la propria vita.
La "ricetta" di Thoreau presupponeva la disponibilità del singolo a vivere con saggezza per affrontare solo i fatti essenziali della vita, a vivere felicemente in modo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, e a ridurre la vita stessa ai suoi termini più semplici. Thoreau lanciava questi forti messaggi, che risultavano quindi essere fortemente provocatori, nel bel mezzo dell'ascesa tecnologico-consumistica degli Stati Uniti e dell’emergere del tipico "way of life" americano, di cui egli fu forse uno tra i primi e più decisi critici.
L’isolamento in cui condusse la maggior parte della sua esistenza gli consentì di sviluppare un discorso in chiave ampiamente introspettiva e di approfondire idee e concetti che sono divenuti punto di riferimento ideale per generazioni di ecologisti, pacifisti ed anticonformisti che al "credo" del filosofo, alla sua prosa sonora e talvolta enfatica, hanno riconosciuto la dignità di una formale promessa di riscatto.
A questa particolare figura di intellettuale impegnato viene pertanto riconosciuta una modernità ed un’attualità che i suoi contemporanei non potevano percepire per obiettivi motivi di prospettiva storica. Quella di Thoreau è una personalità originale ed estrosa, caratteri che si rispecchiano nella sua ampia produzione letteraria, in cui, come filo conduttore comune, Thoreau invita i suoi lettori con toni profetici a contrapporre alla macchina della civiltà l’ascolto e la cura della propria dimensione interiore e a celebrare un matrimonio con la natura fondato sull'allargamento della visione del mondo e delle prospettive e non sul possesso.
Percorse le contee americane tenendo veri e propri sermoni laici che nel loro insieme costituiscono un vero e proprio classico del pensiero americano. Il tipico stile "anti-letterario" dei trascendentalisti americani è mitigato in Thoreau da una leggerezza esuberante ed arguta, da un umorismo tagliente ed una concreta aderenza alle cose, non disgiunta da un profondo lirismo.
Nelle sue opere, Thoreau indica nella prassi del vagabondaggio e nell'impulso migratorio il rimedio all'ansia che la modernità e il progresso finiscono per generare. Ciò cui tali concetti sembrano ricollegarsi immediatamente è l’idea totalmente americana della frontiera; lo stesso Thoreau, in molti dei suoi scritti, associa una visione mitica del West alla terra del domani, della nuova vita, luogo di organica unità, di speranza e di progresso, di libertà e di indipendenza.
Da tale mito della frontiera Thoreau prese le distanze nel momento in cui andò articolando, in Civil Disobedience, una visione apocalittica del destino delle società americana che, nata ad Est e sviluppatasi verso Ovest, avrebbe trovato il suo declino sulle rive dell'Oceano Pacifico.
Nel corso dei suoi viaggi e delle sue peregrinazioni, Thoreau non perse l’occasione di osservare da vicino la natura con lo sguardo tipico dello studioso che cerca di apprendere; il suo approccio di tipo analitico prevedeva un'osservazione ravvicinata, ma il filosofo non disdegnava nelle sue escursioni l’osservazione della natura in modo più ampio e globale per cercare in essa la trama completa dell'intero tessuto naturale. Il suo atteggiamento nei confronti della natura è stato il punto di riferimento ideale della corrente "preservazionista" che ha permesso la nascita di quel forte movimento d'opinione che ha portato alla creazione dei grandi parchi nazionali americani.
Estratto da: http://www.filosofico.net/thoreau.htm, sito filosofico in cui si trovano due brevi compendi della sua opera e del sostrato filosofico (il trascendentalismo) da cui il suo animo potè attingere ispirazione, sebbene in maniera completamente originale.