- Se il maestro, l’insegnate o insegnanti traggono il loro sostentamento dall’organizzazione. Questo è un punto importante, perché un individuo che il cui sostentamento è portato avanti grazie ai propri allievi è limitato dal fatto che deve avere un certo numero di entrate per riuscire a sbarcare il lunario e questo può condizionare la sua relazione con l’organizzazione.
- Il numero dei partecipanti. Se un’organizzazione è molto grande di solito, viene meno il lavoro individuale con le singole persone, che rappresenta un punto fondamentale per non scadere in comportamenti strutturati e cristallizzati. Quante più persone fanno parte di un’organizzazione tanto più il messaggio diventa “standard” questo è un limite al Lavoro.
- I soldi. Un organizzazione deve sopravvivere, ma è importante l’uso che viene fatto dei soldi, se questi non sono impiegati per le attività e l’aiuto dei membri con difficoltà allora si rischia di creare una azienda piuttosto che un luogo di lavoro, lo scopo di un’organizzazione non è quello di essere ricca ma di sostenere le sue attività
- Il dogmatismo. Quanto le idee di lavoro diventano degli assoluti e non è più possibile metterle in discussione si cristallizzano nella mente formatoria e questo arresta il lavoro.
- L’unico luogo di evoluzione e l’unica via possibile. Se un organizzazione dice di essere l’unico luogo e il suo messaggio l’unico grazie al quale è possibile evolvere sta ingannando i suoi membri.
- La perdita di tutto. Se un’organizzazione dice che allontanandosi dall’organizzazione stessa un individuo perde ogni possibilità di evoluzione significa che deve proteggere il suo status e quindi non ha la forza di vedere al di la di sé stessa.
- Distacco netto e giudicante tra i membri dell’organizzazione e i non membri. Se un’organizzazione giudica “inferiori” o senza nessuna possibilità coloro che non ne fanno parte dimostra di non aver capito come funziona il mondo in cui opera ed attua un processo di auto glorificazione di sé e dei membri portando all’illusione di essere quello che non si è.
- Rifiuto delle famiglie e luoghi di appartenenza. Un’organizzazione che chiede di rinunciare alle proprie famiglie di origine o amicizie inganna i suoi membri e li porta ad abbandonare delle parti molto importanti della loro vita, con l’intento di renderli dipendenti dall’organizzazione.
- Donazioni. Un’organizzazione che chiede soldi di continuo, e chiede donazioni di oggetti e servizi senza che ve ne sia un reale bisogno, come al fine di sostenere un membro ammalato o che ha avuto problemi, dimostra di essere nella direzione di accumulare soldi come priorità e di allontanarsi dalle reali necessità dei membri.
- Un’organizzazione che abbandona i membri perché non adatti per impedimenti fisici o troppo vecchi senza un reale sostentamento e aiuto dimostra di non essere interessata all’evoluzione e cura dei suoi partecipanti.
- Cristallizzazione delle attività. Se un’organizzazione dà troppa importanza alla forma, come ad esempio agli esercizi, che devono essere fatti in maniera assoluta e senza discutere, che diventano routine e non si modificano, dimostra di aver perso il senso e lo scopo di tali strumenti e si cristallizza nella limitatezza della forma piuttosto che nella dinamicità di vedere cosa serve nel momento.
- Il maestro come superuomo. Se il maestro o gli istruttori sono considerati come dei superuomini e questo è nutrito e incentivato dall’organizzazione, si genera una condizione di soggezione nei membri e di conseguenza un divario fra loro e la struttura stessa dell’organizzazione.
- Il senso di colpa. Se in un’organizzazione gli aderenti vengono fatti sentire in colpa e giudicati per il livello del loro lavoro si genera una struttura di dominio e gerarchia negativa che non può portare a nessuna evoluzione.
- Struttura piramidale. Se la struttura è rigidamente piramidale e non vengono considerate le singole individualità si perde lo scopo del lavoro in gruppo.
- Legame a vita nell’organizzazione. Se un’organizzazione impone in maniera diretta o indiretta un legame a vita con la stessa, non vi è la comprensione che il lavoro di scuola serve come strumento di passaggio e non come punto di arrivo.
- Il silenzio. Quando vi sono argomenti di cui non si può parlare, l’organizzazione chiude le porte al suo arricchimento e al confronto con le diversità.
- Chiusura ad altre discipline. Se un’organizzazione dice che il suo percorso è l’unico e non considera che in altri sia possibile trovare integrazioni per arricchire e espandere il proprio lavoro si ferma la sua crescita.
- Il maestro deve essere un servitore dei suoi studenti e non i suoi studenti servitori del maestro, in linea di massima un uomo che ha già lavorato su di sé dovrebbe essere in grado di aiutare gli altri e per questo avere più facilità a lasciare andare la sua falsa personalità. Un insegnante che deve dominare gli altri sta perseguendo dei fini personali e non aiuterà l’evoluzione dei membri. Se vi fosse la comprensione che un maestro è un servitore non vi sarebbero così tanti individui che si professano tali.
- Un insegnante che si pone al di sopra degli altri parlando del suo livello d’essere e di quanto ha raggiunto pone gli allievi in uno stato di considerazione interna e di timore reverenziale, devono essere le azioni a parlare per lui e non le parole.
- Un insegnante che non sia anche umano, e quindi con tutte le caratteristiche di un uomo sta recitando una parte.
- I collaboratori dell’insegnate che si arrogano diritti superiori solo per la loro prossimità con lui non hanno compreso i principi del lavoro e quindi rischiano di fare del male alle persone con cui entrano in contatto.
- Se in un’organizzazione la parte preponderante è quella istintiva: denaro, sesso, successo, fama. La direzione che sta seguendo è quella di un’ottava discendente.
- Se gli studenti sono portati a recitare la parte del “bravo studente” hanno perso o stanno perdendo la possibilità di osservare se stessi.
- Il cieco senso del dovere vero l'organizzazione imposto e non costruito attraverso le verifiche personali.
Tratto da http://www.vivereilmiracoloso.com/scuole-trappole-.html
"Non credere a nulla, non importa dove l'hai letta o chi l'ha detto, neppure se l'ho detto io, a meno che non sia affine alla tua ragione e al tuo buon senso". (Buddha)
RispondiEliminaEh dovremmo scriverla sui muri delle università di medicina...
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