sabato 23 novembre 2013

La paura della febbre danneggia i nostri figli?

Di Edda Ovest
Parliamo di uno dei più diffusi paradigmi nel mondo della salute. Non c’è niente di più profondamente radicato della paura alla base della convinzione che senza vaccinazioni siamo condannati ad essere attaccati da una miriade di malattie mortali. Nell’ombra di questa convinzione, la “paura della febbre” ci obbliga a sopprimere la febbre ogni volta che sorge, assicurando così la nostra prigionia al monopolio della medicina, orientato alla malattia. L’impero medico/farmaceutico ci fustiga con queste tattiche, imprimendo la paura nella psiche collettiva, lo strumento preferito con cui si dominano le masse per farci incamminare lungo il pendio scivoloso verso la distruzione della salute e la dipendenza dal farmaco.
hotpotato.tif
Vaccinazioni e soppressori della febbre, insieme all’uso eccessivo di antibiotici e l’esposizione a contaminanti chimici nell’ambiente, sono alla base del declino della vitalità e della salute dei bambini, che si manifesta su larga scala con la disattivazione della funzione immunitaria e neurologica, e con un’ondata di malattie croniche in molti segmenti della società odierna. I bambini, in particolare, sono stati colpiti duramente in quanto sono i componenti più vulnerabili di questa società. Emergono ora nuove prove sul fatto che i farmaci soppressori della febbre potrebbero essere un altro fattore che contribuisce all’epidemia esplosiva di disturbi dello sviluppo neurologico, come l’autismo.




Come amorevoli genitori, noi vogliamo naturalmente aiutare i nostri figli affinché si sentano meglio quando le febbri, inevitabili influenze, raffreddori e malattie varie sorgono durante l’infanzia. Molti ricorreranno a comuni farmaci da banco per eliminare la febbre e alleviare i sintomi, nella convinzione che questi prodotti siano affidabili, efficaci e sicuri. Ma qual è il vero grado di sicurezza? E quali sono i rischi quando la febbre viene soppressa e i sintomi mascherati? La febbre ha forse una funzione fondamentale nella lotta della malattia che abbiamo perso di vista?
Vi è un’abbondanza di prove scientifiche a sostenere che la febbre porti benefici nella lotta contro infiammazioni virali e batteriche e che abbia un ruolo importante nel processo di guarigione. La febbre aumenta il tasso di sopravvivenza durante le malattie infettive. Questa è un’informazione di base che non ha ancora raggiunto la maggioranza delle persone. Rimangono disinformate e fuorviate dalla propaganda farmaceutica e dai medici che ancora sostengono spudoratamente l’uso di farmaci antipiretici al primo segno di una febbre. Il mito che le febbri non curate porteranno a convulsioni e danni al cervello si protrae fino alla nausea.

La febbre è calunniata, fraintesa e vista come nemico da temere, piuttosto che un alleato che segnala al sistema immunitario di prepararsi per l’azione.
L’aspirina una volta era comunemente usata per sopprimere la febbre, fino a quando non è stata collegata alla sindrome di Reye quando somministrata ai bambini con infezioni virali come l’influenza e la varicella. La sindrome di Reye è una malattia spesso mortale che colpisce il cervello e il fegato, un’importante ragione per la quale i medici sono passati all’acetaminofene (o paracetamolo), che ora sappiamo essere la causa principale dell’insufficienza epatica. Insomma, un disastro dopo l’altro!

L’acetaminofene è un ingrediente talmente comune usato sia nei farmaci da banco che nei farmaci da prescrizione, che molte persone possono non essere a conoscenza della sua presenza. E’ contenuto in molti farmaci comuni per la febbre, dolori, raffreddore e influenza. Health Canada, l’agenzia per la salute canadese avverte che l’uso eccessivo di questi farmaci da banco può portare a grave tossicità epatica e morte.

“I genitori devono essere particolarmente cauti quando somministrano ai bambini prodotti contenenti acetaminofene. Ad esempio, il genitore di un bambino con una malattia simil-influenzale può utilizzare un prodotto per curare la febbre del bambino e un altro per il trattamento del naso che cola, senza rendersi conto che entrambi i prodotti contengono gli stessi ingredienti. Un articolo pubblicato di recente ha identificato l’overdose di acetaminofene come la causa numero uno di insufficienza epatica acuta negli Stati Uniti, e la maggior parte di questi sovradosaggi erano non intenzionali. Spesso, diversi preparati della stessa marca (ad esempio, Tylenol Pain e Tylenol Sinus) o farmaci diversi per gli stessi sintomi (ad esempio Tylenol Cold, Neo-Citran e Sinutab) si trovano comunemente in casa e, quando usati insieme, possono portare ad un overdose”. (1)

E’ importante capire che la febbre non è una malattia, ma piuttosto un sintomo di una malattia. Controversie che circondano la gestione della febbre causano enorme ansia nei genitori, si traducono spesso in una reazione istintiva, avendo paura tentano di sconfiggere la febbre con i farmaci. Finché rimaniamo prigionieri del mito medico che dice che la natura ha fatto un errore nel causare la febbre, i nostri figli saranno messi a rischio. Vi è l’urgenza di riesaminare i principi di base sulla natura della febbre e il suo ruolo evolutivo nella sopravvivenza della specie umana.

Febbri alte durante alcune malattie come il morbillo e la rosolia, sono necessarie per espellere il virus. In uno studio clinico su 56 bambini durante un’epidemia di morbillo in Ghana, in Africa nel 1967, era una pratica standard trattare tutti i casi di morbillo con sedativi, antipiretici come l’aspirina e Tylenol, sedativi della tosse, e se necessario anche con antibiotici. Nella prima metà dell’epidemia, il 35% dei bambini sono morti. Ma i medici curanti hanno osservato che i bambini che sono sopravvissuti erano quelli che avevano avuto febbri più elevate e eruzioni cutanee più gravi di quelli che sono morti. Anche se all’inizio della malattia quelli che sono morti sembravano star meno male di quelli sopravvissuti, presero poi la polmonite e morirono.
In una conferenza sui rischi dei vaccini nel 2000, il dottor Philip Incao ha citato questo studio come un esempio sul ruolo vitale della febbre. “I medici cominciarono a pensare che le febbri elevate e le eruzioni cutanee avevano aiutato l’organismo ad eliminare il virus del morbillo dal corpo e quindi maggiore sopravvivenza. E così a metà di questa epidemia di morbillo, i medici hanno rivisto il loro trattamento non somministrando sedativi, aspirina o Tylenol, né soppressori della tosse, ma soltanto antibiotici, antimalarici e trasfusioni di sangue in caso di necessità. In questo gruppo, anch’esso di 56 bambini, solo il 7% è morto, contro il 35% del primo gruppo. Questa è una dimostrazione drammatica, ma ce ne sono molte altre, che danno vitale importanza al principio fondamentale che è pericoloso sopprimere una reazione infiammatoria”.

Ippocrate lo riconobbe più di duemila anni fa. In ogni malattia infiammatoria infettiva, ciò che viene scaricato dal corpo può essere spaventoso a vedersi, ma non è quello che ci uccide. Ciò che può ucciderci proviene dagli effetti tossici di quello che rimane all’interno del corpo e non viene espulso”.

“Quello che ho letto in questo studio venti anni fa conferma quello che ho vissuto nella mia pratica, cioè che i bambini che hanno prodotto febbri più elevate, forti eruzioni cutanee e abbondanti escrezioni di muco e pus, sono sani e più robusti e hanno sistemi immunitari più forti rispetto ai bambini che hanno prodotto questi sintomi con una minore intensità. Nella mia pratica, questi bambini robusti che hanno vigorosamente esternato e curato le loro infezioni spontaneamente, spesso senza antibiotici, nella loro vita hanno avuto poco o niente a che fare con antibiotici, antipiretici o vaccinazioni. Invece gli altri bambini che hanno avuto tutte le vaccinazioni, un sacco di antipiretici e antibiotici - quelli che hanno avuto trattamenti medici che sopprimono e interiorizzano - questi bambini non hanno mai avuto una febbre alta. E proprio questi bambini sono quelli che hanno più probabilità di avere allergie e problemi autoimmuni”. (2)

La diffusa convinzione che la febbre sia pericolosa e deve essere soppressa, non tiene conto delle prove scientifiche che dimostrano il suo ruolo benefico nelle malattie infiammatorie. Il sistema immunitario dipende dal ruolo fondamentale della febbre per svolgere una miriade di compiti attrezzandosi a combattere le infezioni. Una ricercatrice neozelandese, Hilary Butler ha messo insieme un impressionante elenco di citazioni tratte dalla letteratura medica per dimostrare questo punto. Siamo grati per il suo lavoro, e includiamo queste citazioni come addendum a questo articolo.

I medici fanno un pessimo servizio per voi e il vostro bambino quando prescrivono farmaci per ridurre la febbre” dice il Dott. Robert Mendelsohn, pediatra e autore di “Come crescere un bambino sano, nonostante il medico”. “La fobia della febbre è una malattia dei pediatri, non dei genitori, e nella misura in cui i genitori sono vittime di essa, i medici sono in difetto.” Ai genitori viene fatto credere che la temperatura del loro bambino continuerà ad aumentare a meno che non vengano prese misure per controllarla. “Non vi dicono che ridurre la sua temperatura non aiuterà il bambino a guarire, o che il suo corpo ha un meccanismo interno, non completamente spiegato, che impedisce alla temperatura indotta dall’infezione di raggiungere i 106° F” (41° C). (3)
Mendelsohn sottolinea che “solo in caso di colpo di calore, avvelenamento o altre febbri da cause esterne, questo meccanismo corporeo viene sopraffatto e reso inefficace”. Questo è vero anche nei casi di reazioni ai farmaci e di overdose.
Febbre: Difesa del tuo corpo contro le malattie” è il titolo del capitolo 7 nel libro del Dr. Mendeloshn, che senza dubbio è una delle migliori linee guida mai scritte per i genitori alla ricerca di un’equilibrata e precisa prospettiva del ruolo benefico e protettivo della febbre nei bambini. Egli condanna la pratica inutile e pericolosa di soppressione della febbre attraverso i medicinali. “Se il tuo bambino contrae un’infezione, la febbre che la accompagna è una benedizione, non è niente di male. Il rilascio spontaneo di pirogeni porta la temperatura corporea a salire, innescando il meccanismo di difesa naturale necessario per combattere la malattia. La presenza di febbre indica che i meccanismi di riparazione del corpo sono entrati in funzione. E’ qualcosa per cui gioire, nulla da temere”. (3)

Mendelsohn controbatte il mito che la febbre alta provochi convulsioni. “Molti genitori hanno paura della febbre, perché hanno assistito ad una crisi convulsiva e credono che se ne potrebbe verificare una nel loro bambino se si permettesse alla sua temperatura di salire troppo. La febbre alta non causa convulsioni. Possono raramente verificarsi quando la temperatura aumenta in modo estremamente rapido. Si stima che solo il 4 per cento dei bambini con febbre alta sia soggetto a convulsioni. Per giunta non vi è alcuna prova che le convulsioni causino postumi gravi”. (3)

“Le febbri prodotte da infezioni virali o batteriche non causano danni al cervello o danni fisici permanenti. La febbre è un sintomo comune nei bambini e non è segnale di malattia grave, a meno che non sia associata a cambiamenti importanti dell’aspetto, del comportamento o altri sintomi quali difficoltà respiratorie, estrema stanchezza o perdita di coscienza. L’intensità della febbre non è una misura della gravità di una malattia”. (3)

Numerosi studi hanno dimostrato che la febbre aumenta la risposta immunitaria stimolando la mobilità e l’attività dei globuli bianchi detti leucociti, che disattivano batteri e virus e rimuovono le cellule danneggiate. La febbre innesca una sequenza complessa di attività immunitarie. Le proprietà antivirali e antibatteriche dell’interferone aumentano in presenza di febbre. Con l’aumento della temperatura, il ferro viene rimosso dal sangue e immagazzinato nel fegato, ostacolando ulteriormente il moltiplicarsi dei batteri. Studi su febbri indotte artificialmente negli animali da laboratorio, affetti da malattia, hanno dimostrato che temperature elevate favoriscono la sopravvivenza, mentre le temperature abbassate aumentano il tasso di mortalità. (4)

Vi è tuttavia un’eccezione. Quando la febbre si presenta in un neonato nelle prime settimane di vita, è bene essere cauti. “I neonati possono soffrire di infezioni correlate agli interventi ostetrici durante il parto, condizioni prenatali o ereditarie, polmonite da aspirazione di liquido amniotico nei polmoni causata dall’eccessiva medicazione della madre durante il parto... e l’esposizione alla miriade di germi che abbondano negli ospedali”, scrive il dottor Mendelsohn. Egli consiglia ai genitori di consultare un medico se il bambino contrae la febbre nei primi due mesi di vita.

L’allattamento al seno svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle infezioni nei neonati. Bambini allattati al seno sono super protetti da una vasta gamma di agenti patogeni e hanno un minor rischio di sviluppare febbri nei primi mesi di vita.

La barriera sanguigna del cervello non è ancora intatta nelle prime 6 settimane di vita. Perciò la febbre nei bambini molto piccoli necessita un alto livello di cautela, vista la facilità con cui gli agenti patogeni, virus o batteri che siano, possono accedere al cervello e al sistema nervoso del bambino, creando un più alto rischio di meningiti. Quando viene consultato il medico per un bambino febbricitante con meno di 6 settimane di età, questi può adottare procedure invasive come punture lombari, antibiotici, steroidi e soppressori della febbre, i quali non sono privi di rischi. Se un genitore si oppone al metodo di trattamento, potrebbe incontrare ostilità da parte del personale medico, come recentemente accaduto a una mamma del distretto di Boise negli USA, che ha perso la custodia della sua bambina, quando la portò al pronto soccorso locale per un check-up.

La bambina era stata intrattabile e febbrile per tutto il giorno, e la madre volle assicurarsi che tutto fosse a posto. Ha acconsentito agli esami del sangue, delle urine, ai raggi X e alle flebo, ma ha rifiutato la puntura lombare, voleva aspettare i risultati delle analisi. La madre ha calcolato che al 95% di probabilità la sua bambina non avesse la meningite e che potesse soffrire dello stesso raffreddore che aveva colpito gli altri membri della famiglia. La sua decisione di rinunciare alla puntura lombare e alla somministrazione di antibiotici ha indotto l’ospedale a chiamare i servizi sociali che le tolsero la bambina. Il medico pensò che la vita della bambina fosse in pericolo perché la madre rifiutò il “trattamento salvavita”, nonostante il fatto che la bambina fosse notevolmente migliorata già dopo alcune ore di flebo.

Sembrerebbe prudente durante i primi mesi di vita, vista la vulnerabilità, proteggere i neonati dall’esposizione a qualsiasi situazione o procedura che li potrebbe mettere a rischio di febbre. 

Eppure, la maggior parte dei neonati e dei bambini piccoli vengono vaccinati nelle prime 6-8 settimane di vita. I medici sanno bene che l’iniezione del cocktail di vaccini contenenti una miscela di particelle virali/batteriche, proteine estranee, coadiuvanti e conservanti chimici può innescare una reazione febbrile in un gran numero di bambini. Anticipando tutto ciò, spesso consigliano ai genitori di dare al bambino dosi di “baby Tylenol” (l’equivalente della Tachipirina) prima di vaccinarlo. In seguito alla vaccinazione, i genitori preoccupati che chiamano lo studio medico con un intrattabile e febbricitante bambino appena vaccinato, vengono rassicurati che “è perfettamente normale - niente di cui preoccuparsi, basta dare al bambino un po’ di Tylenol”.

Nella determinazione ad avviare programmi di vaccinazione il più presto possibile, vi è una strana e ostinata cecità tra i medici vaccinatori. Perché non hanno alcuna preoccupazione per l’impatto delle febbri indotte da vaccino nei bambini durante questo periodo critico della giovane vita? Per quale ragione una febbre spontanea che sorge nel neonato è vista come una potenziale emergenza medica, ma se la febbre è indotta dal vaccino, la stessa febbre viene considerata “normale” e si consiglia ai genitori di sopprimerla con antipiretici?

La mentalità medica che impone programmi di vaccinazione nella prima infanzia, viola un principio fondamentale di precauzione nella sua mancanza di rispetto per la fragilità del bambino e l’immaturità e vulnerabilità del suo cervello, sistema nervoso e sistema immunitario. Osservate come si adottano, in queste sostanze, due pesi e dure misure. Da una parte viene consigliato ai genitori di richiedere immediatamente assistenza medica se la febbre si sviluppa nel neonato, ma dall’altra i genitori sono soggetti a forti pressioni per sottoporre i loro bambini a multipli vaccini, nonostante il fatto che queste iniezioni siano la prima causa di febbre nei bambini piccoli. La febbre viene consapevolmente indotta durante queste prime settimane di vita attraverso le vaccinazioni, quando il buon senso e l’istinto dovrebbero prevalere per proteggere il bambino.

E non sono solo le febbri indotte dalle vaccinazioni che sollevano dubbi. La febbre è segno della risposta immunitaria del neonato all’inoculazione artificiale di virus, batteri e agenti chimici che è costretto ad affrontare, ma la domanda più importante è – quali saranno i futuri effetti di queste sostanze tossiche, ora che hanno accesso al flusso sanguigno, agli organi vitali e all’immaturo sistema nervoso/cervello? E qual è l’ulteriore danno che si verifica quando la febbre viene poi trattata con antipiretici bloccando la normale mobilitazione del sistema immunitario?

Il Dr. Anthony R. Torres, direttore del laboratorio biomedico presso la Utah State University sta attualmente sviluppando una nuova teoria sulle cause dell’autismo. La sua ipotesi è che la soppressione della febbre possa essere una delle cause dell’autismo e dei disturbi dello sviluppo neurologico.

Il Dr. Torres sta vagliando evidenze che suggeriscono che le cause dell’autismo sono da ricercare nelle infezioni, sia della madre in stato di gravidanza, che del bambino. “La maggior parte delle infezioni provocano la febbre, che poi viene sistematicamente controllata con antipiretici come l’acetaminofene. Il blocco della febbre inibisce i processi di protezione contro gli attacchi dei microbi, evolutisi nel corso di milioni di anni. Le attività immunologiche nel sistema nervoso centrale hanno un ruolo in questi processi protettivi”. (4)

“Le infezioni patologiche, incluse quelle da vaccinazioni, provocano comunemente la febbre. Ad esempio, il 50-60% dei bambini sviluppano la febbre dopo aver ricevuto il vaccino MMR” e vengono regolarmente trattati con la Tachipirina. Molti genitori riferiscono che i loro bambini sono caduti nell’autismo dopo la somministrazione del vaccino MMR. Il Dottor Torres ha anche rilevato che “il 43% delle madri con un bambino autistico ha avuto infezioni alle vie respiratorie superiori, influenza, infezioni delle vie urinarie o vaginali durante la gravidanza, rispetto a solo il 26% delle madri nel gruppo di controllo”, suggerendo che in alcuni casi l’autismo può essere collegato a “postumi di infezioni patogene, soprattutto quelle di origine virale”. (4)

Sopprimere la febbre durante la gravidanza e il travaglio, può influenzare il feto. La ricerca ha dimostrato che l’acetaminofene “diminuisce in modo significativo l’IL-6 (interleuchina6) nel siero materno e fetale”.
L’IL-6 è un fattore immunitario che il neonato non è in grado di produrre alla nascita e che viene trasmesso dalla madre. Un comunicato dalla British Thoracic Society avverte che un recente studio collega il paracetamolo, un farmaco basato sull’acetaminofene simile al Tylenol, all’asma infantile quando viene utilizzato dalla madre in gravidanza. (5)

Il sistema nervoso centrale e decine di fattori del sistema immunitario lavorano in sinergia per portare ad un ottimale funzione immunitaria. Ciò che colpisce uno colpisce anche l’altro. Il Dr. Torres evidenzia il fatto che l’acetaminofene è un agente immunosoppressivo. Con un linguaggio molto tecnico, descrive le complesse attività avviate dal sistema immunitario ed i molti segnali inoltrati ai centri di controllo nel cervello quando il corpo sta combattendo organismi patogeni. L’attivazione di pirogeni stimola l’aumento della febbre e “la produzione di diverse citochine (cellule immunitarie) da organi nelle viscere (intestino)”, essendo l’intestino l’organo immunitario principale e più grande del corpo. Segnali chiave trasmessi lungo il nervo vago che collega il percorso immunitario intestino/cervello e che sono normalmente mediati dalle prostaglandine, possono essere bloccati dagli antipiretici come l’acetaminofene, facendo così deragliare le complesse sequenze di segnali immunitari che scorrono tra l’intestino e il cervello. (4)

Il Dr. Torres postula che la soppressione delle febbri con antipiretici, che siano indotti da infezioni o vaccinazioni, interferisce con il normale sviluppo immunologico nel cervello, portando a disturbi dello sviluppo neurologico in alcuni individui geneticamente e immunologicamente predisposti. Gli effetti si possono verificare in utero o in età molto giovane, quando il sistema immunitario è in rapido sviluppo. (4)

Kathy Blanco, presidente di Childscreen, lei stessa madre di bambini autistici, prevede che questa ricerca non risulterà popolare con la medicina tradizionale e che sarà "una potenziale bomba a tempo per le loro relazioni pubbliche". Ricercando su internet consigli su febbri e reazioni da vaccino, Blanco ha rilevato che la maggior parte dei siti consiglia: "se il vostro bambino ha la febbre durante una reazione ad un vaccino, dategli l’acetaminofene”. Questo consiglio fin troppo comune potrebbe effettivamente essere una causa dell'autismo. Tuttavia, se la rivoluzionaria teoria del Dottor Torres si dimostrasse vera, potrebbe essere il mezzo per salvare migliaia di bambini dal diventare autistici."

Attualmente, un’enorme paura viene montata sull'epidemia di SARS, la sindrome respiratoria acuta grave (nel 2008, ndt) in questo paese. I funzionari della sanità sono in subbuglio, ipotizzando che, anche se non è influenza, questa potrebbe essere "Quella Grande" - la pandemia che hanno anticipato per anni. Ci sono draconiane misure di quarantena in corso di attuazione, e alcune fonti ipotizzano si tratti di un esercizio per testare la volontà della popolazione a sottoporsi alla quarantena in previsione di un attacco di guerra biologica.

Ad oggi non c'è stata alcuna identificazione definitiva del patogeno, nonostante si ipotizzi sia una forma di corona virus, la famiglia di virus presenti nel raffreddore comune. Si è pensato potesse essere correlato al virus paramyxo che è legato al morbillo e al cimurro canino, esiste anche l’ipotesi che possa essere coinvolta la clamidia. Il virus del morbillo sta mutando e sue tracce sono state individuate in alcuni casi di encefalite e brutte infezioni respiratorie in Asia negli ultimi anni. Sono già in atto piani per avviare lo sviluppo del vaccino SARS, cosa sorprendente dal momento che il virus o la combinazione virale sono ancora da identificare.
I primi rapporti descrivono l’inizio della SARS con una tosse secca che continua a peggiorare, e che alcune persone accusano mal di testa, dolori in tutto il corpo, una "febbre altissima o eruzioni di macchie sul corpo", e per come vanno le malattie, questo sembra abbastanza serio. Il trattamento? Le persone vengono curate con "combinazioni di farmaci - cocktail di antibiotici e farmaci antivirali". (6)

Probabilmente stanno ricevendo forti dosi di soppressori della febbre e così ... mi chiedo se forse gli antipiretici hanno diminuito le capacità del sistema immunitario di coloro che sono morti per la SARS. Sarà questa una di quelle malattie che hanno bisogno di una febbre alta per portare il sistema immunitario a un livello ottimale? Non saranno gli aggressivi trattamenti medici che aumentano il rischio di morte?
I metodi di cura omeopatici e naturopatici si basano su lunga esperienza e sono affidabili nella prevenzione e nel trattamento di malattie epidemiche. Uno dei maggiori antivirali noti è la vitamina C, che è stata utilizzata con grande successo sia nella prevenzione che nel trattamento delle malattie infettive. Protocolli di trattamento altamente efficaci sono stati sviluppati con la somministrazione di ascorbati di vitamina C per via endovenosa in situazioni critiche e sono documentati nella letteratura medica e accessibili attraverso il sito web del Dr. Robert Cathcart con collegamenti a Klenner e Linus Pauling. (7)

Sarebbe importante che la vitamina C per via endovenosa fosse disponibile per ogni paziente che affronta malattie acute e critiche, ma gli attuali monopoli medici bloccano l’accesso a questo trattamento semplice e molto efficace. L’attivista per la salute Croft Woodruff scrive, "nella primavera del 2000 ho indirizzato una giovane parente, che soffriva di una forma acuta di mononucleosi, a un medico che ha somministrato quattro iniezioni endovenose di vitamina C come ascorbato di sodio in altrettanti giorni. I risultati sono stati sensazionali. La paziente è completamente guarita, non senza acquistare una nuova consapevolezza rispetto alla potenza della vitamina C come sostanza curativa."

La nostra diffidenza sui processi naturali e la fiducia nella medicina orientata verso il farmaco, ha oscurato la nostra comprensione sull'importanza delle malattie infantili e la necessità della febbre come aspetto vitale della maturazione del sistema immunitario che contribuisce a sviluppare una forte e resistente base alla salute. Quando mettiamo da parte le vecchie paure e solleviamo il velo di ignoranza, siamo in grado di vedere con la nostra intelligenza innata, l'immagine reale dispiegarsi davanti a noi - e riconoscere che la manipolazione artificiale del sistema immunitario dei bambini, attraverso programmi di vaccinazione di massa, l’uso indiscriminato di antipiretici e antibiotici, anziché proteggere, sta minacciando la loro salute - il loro futuro.

Le parole incoraggianti e sagge del Dr. Incao possono aiutarci a lasciare le vecchie paure e abbracciare un nuovo rapporto con la natura - "Ogni infiammazione, ogni raffreddore, mal di gola, mal d'orecchi, febbre ed eruzione cutanea fanno parte di eventi di guarigione e di un processo di purificazione, un forte sforzo da parte dello spirito umano per rimodellare il corpo, per renderlo una dimora più adatta. I rimedi antroposofici e omeopatici aiutano e promuovono questo processo di purificazione, aiutando la malattia a farsi strada fuori del corpo in modo che la guarigione possa avvenire." (8)

In un colloquio personale, di recente, il dottor Incao mi ha ricordato che: "Ci vuole un po' per liberare la nostra mente dalla prigionia e dal nostro bisogno di reagire in modo “corretto”, per paura di essere giudicati. La malattia è parte della vita. Non è estranea o anormale e deve essere accettata come una parte della vita. Ogni dettaglio è un'opportunità di crescita spirituale. Abbiamo bisogno di imparare come affrontarla e lavorare attraverso di essa - questo fa parte del nuovo paradigma".
Tradotto da "La Leva di Archimede"
Fonte originale: http://vran.org/alternatives/alternatives-general/is-fear-of-fever-hurting-our-children/
Referenze:
  1. Health Canada Advisory, Feb. 13/2003.
  2. Philip Incao, M.D. – excerpt from a talk given at NVIC conference 2000
  3. Robert Mendelsohn, M.D. How To Raise a Healthy Child in Spite of Your Docotor.
  4. Anthony R. Torres, M.D. “Is Fever Suppression Involved In The Etiology Of Autism And Neurodevelopmental Disorders?”
  5. Press Release, British Thoracic Society (BTS), 28/10/2002
  6. The Globe & Mail, Mar.17/03 –Cause of Deadly Pneumonia Still Eludes Scientists
  7. Dr. Robert Cathcart, MD
  8. Philip Incao, M.D. Chapter on How To Treat Childhood Illnesses, pge. 61; Mothering Magazine, Issue 95, July/August, 1999.
  9. Sheri Nakken website – great links to homeopathic sources of information
  10. Alternatives & Antidotes to Infectious Diseases – Year end VRAN Newsletter, 2001, lists many alternative healing modalities – available electronically at: info@vran.org

Il paracetamolo (o acetaminofene) (N-acetil-para-amminofenolo) (Fonte Wikipedia)
Il paracetamolo (o acetaminofene) (N-acetil-para-amminofenolo) è un farmaco ad azione analgesica largamente utilizzato sia da solo, sia in associazione ad altre sostanze, ad esempio nei comuni preparati da banco per le forme virali da raffreddamento, o nei farmaci destinati al trattamento del dolore acuto e cronico.
A causa della diffusione come farmaco generico, i nomi "paracetamolo" e "acetaminofene" sono ben conosciuti in altri paesi, soprattutto di cultura anglosassone. In Italia, al contrario, il nome della sostanza è poco conosciuto, mentre sono ben noti i nomi commerciali dei farmaci che lo contengono (Tachipirina, Efferalgan, ecc.).
  • Supposte Acetamol
  • Efferalgan
  • Sanipirina
  • Tachipirina
  • Paracetamolo Teva
  • Sciroppo Acetamol
  • Paracetamolo OFF

domenica 21 luglio 2013


venerdì 1 febbraio 2013

NON HO TEMPO PER LAVORARE


DI ALESSIO BUZZELLI
odioilgolf.blogspot.it

Fare come Essere – Per essere qualcosa o qualcuno è necessario essere individuabile da qualcosa o qualcuno. Poter essere riconosciuto come individuo, quindi. Individuo inteso come realtà che non si può dividere, che non può essere divisa senza perdere la sua essenza, la sua effige, il suo carattere. Una particella indivisibile. Come tale, questo individuo deve mostrare un minimo grado di autonomia, deve poter definire in qualche modo se stesso e le proprie circostanze. In breve, essere un individuo è una sporca questione di senso.

Nella foto: Sisifo”, Tiziano, 1549, olio su tela, esposto al Museo del Prado, Madrid

Di far senso, anche. Persino di dover far senso. Faccenda assai complicata oggi, dico io. In questa sciocca post-post-modernità che è talmente post da divenire pre. La questione di cosa essere e di come essere è la vera questione per l’Uomo. Qui ed ora. Non fosse altro che negli ormai scomodi vagoni della Grande Locomotiva Occidentale l’identità individuale è cosa che sempre meno riguarda l’individuo. E’ come se piovesse dal cielo. Qualcuno la lascia cadere e tu prendi quella che ti tocca. Piovono pietre, ma pazienza. Sempre meglio che essere niente.

Bene, una di queste pietre identitarie –diciamo così - è oggi il lavoro. Nuovo (ma nemmeno tanto) Idolo, Totem dell’uomo moderno. Pervasivo, invasivo, persuasivo. Dovunque, comunque lavoro. Glorificato, denigrato, agognato. Lavoro. Unità di misura delle umane cose. Per campare devi lavorare, altro non si dà. Da secoli questo assunto viene ripetuto, fino a trasformarsi quasi in legge della natura. In legge della coscienza, in condizione a priori. Che si provi ad immaginare la propria vita senza lavoro. Impossibile. Sarebbe come immaginare uno spazio infinito, un tempo eterno, un lavoro fisso. Tanto è vero che si parla persino di un diritto al lavoro, quasi coincidesse con un più generale diritto alla vita. O, meglio, alla sopravvivenza. Paradosso? Mica tanto, se per la così detta società c’è una totale identità tra la funzione produttiva alla quale il singolo assolve e la propria identità, il proprio essere così e non altrimenti. Il principio di individuazione sembra ormai essere: tu sei quello che fai. La condizione e insieme la causa di questo processo è da ricercarsi nella struttura economica, politica e sociale del nostro tempo e del nostro spazio. Non è sempre stato così e non lo sarà sempre – ammesso che un sempre ci sarà ancora.

L’esistenza umana trasformata in produttività umana è parto malriuscito di quell’inspiegabile idea secondo la quale si ha diritto alla vita solo se si contribuisce con la propria fatica a far girare gli ingranaggi di una macchina abnorme, eterodiretta e votata all’accumulo di qualunque cosa esista. Ovverosia esisti se contribuisci al funzionamento di qualcosa che è talmente grande, talmente complesso e talmente forte da nascondersi alla comprensione dei più. Grandi segreti di un sistema, quello capitalista del nuovo millennio, che non sa morire perché non vuole. Ma l’agonia genera mostri, l’abbiamo imparato.

Il suicidato dal lavoro è l’ultimo orribile capolavoro di questa agonia che chiamano crisi sistemica per non spaventarci troppo. Questo accade quando perdere il lavoro significa perdere la propria identità. Tempo per essere, Tempo per fare – l’esistenza non si misura con il Tempo. L’esistenza è Tempo. Costituita da porzioni di Tempo e sottomessa alle regole del Tempo: per vivere ci vuole Tempo. Per essere, soprattutto, ci vuole Tempo. Dicevamo che l’individuo deve formarsi da sé, deve poter definire se stesso e, per ciò, possedere un certo grado di autonomia. Diversamente, si ha bisogno di qualcosa che ti dia forma, che ti informi. Ma in tal caso salta il concetto di individuo e subentra quello di protesi, copia, surrogato di un individualità altra.

Per essere individuo, dicevamo, c’è bisogno di tempo. Tempo per ragionare, desiderare, riflettere, sbagliare, scegliere, rinunciare, amare, odiare. Per autodeterminarsi, per essere se stessi. Sappiamo però che il Tempo individuale è un tempo finito, limitato, che si esaurisce. E sappiamo anche che l’unica cosa che l’uomo può fare con il Tempo è quello di sceglierne l’utilizzo. Entro i limiti del possibile, naturalmente. Ognuno può fare da sé un breve calcolo e scoprire quanto tempo l’uomo di oggi dedichi al lavoro. E, per sostenere la tesi che qui si prova ad accennare, basta davvero questo semplice calcolo. Se la quasi totalità degli attimi a disposizione di un uomo vengono occupati (spesso abusivamente) da un’occupazione lavorativa, ecco che di tempo per il resto non c’è n’è. Il resto è naturalmente tutto il resto: la costruzione della propria individualità. Se lavori pensi al lavoro, there is no alternative. Chiedetevi ora perché il Tempo non occupato dal lavoro si chiami tempo libero e non, che so, tempo divertente. La risposta è contenuta nella domanda. La definizione di libero prevede un termine di paragone implicito per essere sensata. E il secondo termine è qui quello di costretto. Se ne inferisce che l’altra specie di Tempo, quello lavorativo, sia un Tempo costretto, non libero. E dunque impersonale, divisibile, non-individuale. C’è della coerenza in tutto questo: noi non scegliamo di lavorare, noi dobbiamo lavorare.

L’idea che lavorare sia un libero atto della volontà è un’illusione. Il lavoro-dovere si è trasformato nella coscienza in lavoro-volere sino ad apparire come una legge immutabile del mondo, un’idea inconscia radicatasi in noi dopo secoli e secoli di abitudine. Di nuovo: se non hai tempo per diventare te stesso, sarai individuato per ciò che farai. Cioè per ciò che non sarai. Perché il lavoro, comprando Tempo, compra l’esistenza. Lo scopo: il grande assente – Niente ha uno scopo in se stesso. Nemmeno il lavoro. E’ l’essere umano in quanto essere teleologico che per vivere ha bisogno di cercare e trovare uno scopo, una finalità in tutto ciò lo riguarda. E, a dire il vero, l’uomo è sempre riuscito a trovare uno scopo. Spesso distorto, ingannevole, vano. Ma l’uomo, per sua fortuna, non è Dio. Può sbagliare. Epperò sembra che oggi questo animale giustificatore faccia una fatica del diavolo a trovare uno scopo al lavoro così come oggi è concepito e organizzato. Sono andati i bei tempi in cui lavorare voleva dire poter toccare con mano la propria sopravvivenza. Ancora più lontano è il tempo in cui lavorare significava poter esprimere la propria personalità, il proprio talento, la propria vocazione. Il “lavoro come opera” è morto.

Certo, oggi il lavoro è ancora legato alla sopravvivenza, d’accordo. Ma alla sopravvivenza di chi? Alla sopravvivenza di cosa? E’ del tutto evidente che oggi l’uomo non lavora più per la propria esistenza, intesa come esistenza individuale. Oggi il lavoratore sgobba per la propria esistenza commerciale, consumistica, edonistica. Si lavora per poter consumare, per poter soddisfare dei bisogni che sono per la maggior parte indotti. Si lavora per restare un ingranaggio efficiente tra altri infiniti ingranaggi senza i quali, dicono, l’essere umano perirebbe. Si lavora per nutrire quel Grande Individuo impersonale che chiamiamo società. Si lavora per tutti e per nessuno. In summa: si lavora per consumare, per poi lavorare di nuovo. Lavorare per lavorare. Il lavoro smette così di essere un mezzo – uno strumento - volto al raggiungimento di un qualche scopo per divenire scopo esso stesso. Scopo a se stesso. Stando così le cose, risulta impossibile rispondere alla fatale domanda “a che scopo?”. L’uomo moderno ha creato le condizioni tali per cui è avvenuto nel concetto di lavoro un avvitamento di scopi, tanto che oggi non se ne trova nessuno.

Che senso ha, ad esempio, chiedere le “ferie”, ovvero elemosinare uno sputo del mio tempo a qualcuno che misteriosamente è riuscito a comprarlo? Dov’è lo scopo in tutto ciò?

Infine, ma non alla fine - Tutto questo per dire che l’uomo deve riformare il concetto di lavoro per giungere ad una esistenza riformata. Prima però deve tornare ad essere un individuum intero e liberarsi dalla sua attuale condizione di organismo scisso - di dividuum – tra quello che deve essere e quello che vuole essere. Trovare un nuovo “a che scopo?”.

Ecco di cosa ha bisogno oggi l’umanità. Non “liberare l’uomo dal lavoro” ma liberare il lavoro dall’uomo. Da questo uomo.

Alessio Buzzelli
Fonte: http://odioilgolf.blogspot.it
Link: http://odioilgolf.blogspot.it/2012/07/non-ho-tempo-di-lavorare.html
5.01.2013